I racconti del vinile
- a cura di Stefano Zazzera -
Puntata 4
- Storie di Sergio Lunghi
Erano i primi anni 70, un'estate bellissima e dall'alfa romeo GT rigorosamente rossa, dai finestrini spalancati, usciva la musica brillante di Aladdin Sane di David Bowie. Ancora non avevo la patente, ma avevo un bello stereo: amplificatore e piastra di registrazione, "Technics" piatto "Lenco" e casse "Ar". Quindi mi affidavo per andare in giro ai miei amici che lavoravano, mentre io come studente ero sempre in bolletta.
Dopo qualche tempo finalmente anche io ebbi la fortuna di avere un auto. Era un Citroen GS bianco. Me lo aveva regalato mio padre dopo che con un tamponamento danneggiai la sua auto: una nuovissima Ford Escort. La attrezzai immediatamente con un buon impianto stereo per la musica indispensabile per appartarci con le ragazze e per i giri che facevamo sulle strade dell'Argentario.
Quando riuscivano a mettere insieme un po' di soldi con delle collette dell'ultimo minuto, ci mettevano in marcia alla ricerca delle tedesche autostoppiste.
In una di queste zingarate con il mio amico Armando, conoscemmo due ragazze che si rilassarono al sound di Transformer di Lou Reed arrivato in Italia con il consueto ritardo di qualche anno. La musica piacque molto alle ragazze e ci fece da colonna sonora per quella breve parentesi sentimentale. Richiesta continuamente dalle ragazze le vedevi muoversi al ritmo dei pezzi sofisticati di Lou Reed, che uscito dai Velvet underground veniva invitato al percorso da solista da un certo David Bowie.
Infatti in questo LP c'è lo zampino di Ziggy Stardust e se si ascolta con attenzione si sente nei backvocals.
Io e Armando eravamo un binomio perfetto per la ricerca musicale. Avevamo trovato a Roma un negozio che si chiamava "Millerecords" in cui si trovavano un incredibile numero di vinili d'importazione in cui potevamo perderci in ricerche e in ardite sperimentazioni musicali avventurandoci in improbabili acquisti di gruppi sconosciuti.
Quando riuscivano a mettere insieme risorse sufficienti prendevano il treno per Roma, e senza perdere tempo ci avviavamo verso la nostra meta, per fortuna non distante da Termini. Si partiva prestissimo per avere il tempo di setacciare le opportunità in vinile che il luogo offriva. Eravamo di solito presenti di fronte alla saracinesca ancora chiusa pregustando il piacere che quella sera al ritorno da Roma avremmo avuto con il nostro ''bottino'' in vinile.
Era ormai un rito che senza aspettare un minuto non appena arrivati a casa ci si seppellisse sotto le cuffie per ascoltare le nostre scoperte.
Passando in rassegna quel numero incredibile di LP mi saltò
agli occhi una copertina con una ragazza in costume adamitico, coperta sommariamente da uno straccio rosso, che meritava per questo comunque attenzione. Era Stranded dei Roxy Music che mi costrinse, una volta ascoltato, a cercare tutti gli altri LP di questo gruppo. Phil Manzanera chitarra, Bryan ferry con la sua voce incredibile e Brian Eno manipolatore che trattava sperimentalmente chitarre voci e quant'altro emettesse un suono.
Inutile dire che la scoperta mi rese oltremodo felice e che in seguito seguii il destino musicale di ognuno dei musicisti, che dopo purtroppo una decina di anni si sciolse.
Una volta esaurito il nostro capitale economico, tornavamo verso la stazione e in attesa del treno delle 15 ci fermavamo da Guido, una bettola dove consumavamo il nostro tradizionale piatto di carbonara scambiandoci impressioni e aspettative musicali. Bei tempi!!!
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